Namibia on the road
Perché in Namibia? Top Gear.
Vi sembrerà strano ma è dal quel programma televisivo che ho scoperto la Namibia, in un loro servizio dove percorrevano una strada tra le dune del deserto e l’oceano. Da quel momento è nata la mia ossessione per percorrere quelle strade e quel deserto, non poteva esistere un posto così figo al mondo. Dovevo verificare di persona. Ho cercato in tutti i modi per arrivare in Namibia ma il prezzo era davvero molto alto e non potevo permettermelo. Ho aspettato molto l'occasione giusta, fino a che mi si è presentata per caso. Sono un membro della Travel Film School di Ludovico De Maistre ma ero del tutto all'insaputa che il suo socio proponeva una spedizione in Namibia. Così ho deciso di partire con una spedizione di Sto Gran Tour del famoso documentarista e regista Gabriele Saluci e la sua crew. Finalmente l'avventura che desideravo si stava avvicinando e non vedevo l'ora di incontrare finalmente dal vivo gli animali della savana e camminare nel deserto del Namib.
Namibia?! Ma dov'è?
Questo è quello che mi rispondeva la gente prima della mia partenza. Sebbene non è una meta molto considerata dagli italiani, vi assicuro che questo stato nasconde molte sorprese che mi hanno davvero lasciato senza parole. La Namibia è uno stato Africano e si trova nella parte sud del continente, sopra il Sud Africa. E' uno stato davvero esteso, quanto 2 volte e mezzo la superficie italiana, ma nonostante questo è uno dei paesi meno popolati del mondo ( 2.7 milioni di abitanti in tutto ). Infatti la popolazione in rapporto con la superficie è dietro solo alla quasi deserta Mongolia.
L'idea di Gabriele è quella di percorrere la Namibia con dei veicoli fuoristrada allestiti per il campeggio con le tende per dormire sul tetto, serbatoio dell’acqua per lavarsi, doppio serbatoio di gasolio e un sacco di attrezzatura per cucinare. Una volta noleggiati i mezzi ci dirigeremo verso uno dei parchi protetti più grandi di tutta l'Africa dove cercheremo di riprendere i "big 5" ovvero i 5 animali più rari della savana. Poi proseguiremo verso ovest dove visiteremo dei posti magnifici e ricchi di storia. Continueremo l'avventura verso sud costeggiando l'oceano tra colonie di otarie e navi relitto spiaggiate per arrivare nel deserto. Concluderemo il viaggio tornando verso la capitale.
Pronti? Si parte!!
Sono partito il 12 ottobre 2019 consapevole che la spedizione sarebbe durata 12 giorni. Ho volato verso Addis Abeba ( Etiopia ) dove ho incontrato il resto dei membri della spedizione che hanno volato un pò da tutta Italia. Ci siamo conosciuti e abbiamo preso l'aereo per Windhoek, capitale della Namibia. Il volo dall'Etiopia è durato 6 ore ma ho avuto tempo per chiacchierare con i miei nuovi compagni di viaggio. Una volta atterrati a Windhoek la prima cosa che noto è quella di essere atterrato in un’altra realtà, una realtà dove la natura domina incontrastata. La cosa mi piace! L’aeroporto si trova a 20 minuti in auto dalla capitale ed è circondato dal nulla totale. Che bello, ci siamo. La prima cosa da fare è andare a noleggiare i nostri veicoli fuoristrada che ci accompagneranno per tutto il viaggio. Una volta arrivati al noleggio ci hanno presentato i nostri veicoli :dei Toyota Hilux 2.5 4x4 questi sono i mezzi che ci avrebbero fatto da casa per tutto il viaggio. L’avventura sta partendo e dopo un’analisi dettagliata sulla prima manutenzione dei veicoli, ci dirigiamo verso il primo campeggio, ma aspetta!! La guida è a destra!!! Tutto sotto controllo perché i nostri driver superano le prime strade della capitale senza problemi. Arriviamo nel nostro primo campeggio nella capitale dove ci prepariamo ad accamparci e stranamente non ci sono difficoltà. Dentro di me ho pensato: “questo si che è un gruppo come si deve, non ci potrà mai succedere niente” (ultime parole famose). Dopo aver recuperato energie post voli in un ristorante tipico, crolliamo tutti in tenda con la voglia di iniziare davvero quest’avventura.
Ci voleva proprio un bel risveglio, apro la tenda e vedo le prime luci dell’alba, non ho ancora realizzato dove sono. Ad un certo punto sento una voce: “buongiorno merdoni!!! Tra 2 minuti si parte!!!”. È Gabriele, ok ho realizzato dove sono. Smontiamo le tende e dopo un breve briefing si parteeeeeee!! Andiamo in direzione del parco nazionale Etosha andando verso nord. Prima tappa, fare la spesa chi ci servirà per i successivi 6 giorni. Appena lasciata la “civiltà” ci rendiamo conto di essere parte della natura che ci circonda. Scimmie che ci attraversano la strada, facoceri a bordo strada e mega termitai sugli alberi, certi grandi come una macchina. Tutto il paesaggio ci lascia senza parole, la strada diventa sterrata e il clima caldo secco si fa sentire. Solo con mezza giornata di viaggio siamo entrati nel parco Etosha. Dopo un bel pranzo al sacco, usciamo dalla zona “sicura” ed esaltati andiamo a vedere i primi animali della savana. Dopo aver visto numerosi animali tra cui il rinoceronte (uno dei big five) andiamo verso il nostro campeggio per accamparci. Quella che sembrava una serata tranquilla alla ricerca di storie degli altri compagni di viaggio si è trasformata subito in una sorpresa fantastica. Ci siamo messi in cammino verso il cinema all’aperto. Dopo una stretta passerella ci troviamo di fronte delle panchine con un po di gente in silenzio seduta, ma cosa guardavano? Guardavano una pozza artificiale creata per far abbeverare gli animali della savana. Ci siamo seduti tutti e lo spettacolo era tutto davanti a noi. Gli animali passavano lentamente ad una decina di metri dalle panchine. Uno spettacolo mozzafiato. Ci ho perso molte ore di sonno devo ammetterlo ma ne è valsa la pena.
Parco nazionale Etosha
Ci troviamo nel bel mezzo della savana, e per un paio di giorni, gireremo il parco in cerca di tutti gli animali più rari. Ci vuole solo un buon caffè, e la soluzione ce la dà Andrea Bonfante, che con la sua intelligenza e spirito di sopravvivenza da vero trentino, ha deciso di portare con se una moka. Idolo. Belli pimpanti smontiamo il campeggio e ci dirigiamo verso le pozze d’acqua naturali e artificiali. Nel parco ci si può spostare solo con i veicoli adatti ed è severamente vietato scendere (tu non vedi il leone ma lui vede te). Si può scendere solo nelle zone “sicure” ma bisogna sempre dare un occhio, non guasta mai. La prima tappa è proprio in una di queste zone e davanti a noi si presenta uno spettacolo mozzafiato. Un lago di sale, o meglio un lago prosciugato molti anni fa dove non vedi l’orizzonte da quanto sembri lontano e noti la curvatura della terra. Chilometri e chilometri di nulla, anzi no sale e aria…Abbiamo giusto il tempo per andare in un piccolo wc per i nostri bisogni e per lanciare le cacche secche di qualche animale addosso alla gente.Dopo qualche foto d’obbligo riprendiamo la nostra “caccia ai big five”. Sorpresa delle sorprese!! Vediamo due giraffe. Guardando attentamente si nota che la giraffa dietro è un maschio, anche molto eccitato. Stupiti dalla dimensione del suo membro capiamo che l’altra giraffa è femmina, ci fermiamo ed attendiamo che avvenga l’atto sessuale. E ce stato!!!!! Devo essere onesto, mi aspettavo ci mettesse più impegno il maschio invece si vede che basta così. Esaltati da cosa abbiamo appena visto ci siamo diretti verso il campeggio dove ci siamo caricati con un bel bagnetto e una buonissima grigliata fatta da noi per la giornata successiva nel parco Etosha. Ci siamo svegliati speranzosi di vedere gli animali che mancavano ancora alla nostra lista e dopo una delle albe più belle mai viste ci dirigiamo verso l’uscita del parco, ma abbiamo ancora tempo per poter cercare gli animali e uscire dal parco. La nostra speranza di vedere gli animali mancanti si fa subito realtà. Troviamo improvvisamente sulla strada un elefante, sembra gigantesco ma in realtà non è dei più grandi, circa 25 anni, ma è la prima volta che incontro un elefante dal vivo e mi sento davvero piccolo. Lo abbiamo seguito un po, fino a che lo abbiamo lasciato camminare per la sua strada. Wooow!! In auto si sente solo questo da 10 min. Non ci rendiamo ancora conto di quello che abbiamo visto ma davanti a noi vediamo un auto ferma e ci indica con il dito un punto non ben definito. Ci siamo avvicinati e il signora al suo interno ci dice la parola chiave. Lion!! Wooow, due bei esemplari di leoni, un leone e una leonessa, comodi comodi all’ombra di un alberello vicino ad una pozza. Che vita sti leoni! Siamo tutti al settimo cielo e dopo i leoni è il momento di qualche foto ricordo e di andare verso l’uscita. Non siamo riusciti a vedere il ghepardo ma abbiamo visto due giraffe che trombano, leoni, un elefante, rinoceronti, bufali, springboks, iene, volpi e orici. Sono sicuro che ne dimentico molti e quindi possiamo proseguire felici di ciò che abbiamo visto e la nostra direzione ora è Ongongo waterfall campiste! Arriviamo all’uscita del parco e al posto di blocco ci fermano e ci chiedono se abbiamo carne fresca. Abbiamo tutti carne fresca nei frighi! Le soluzioni sono due, o cuciniamo la carne e la trasportiamo per mangiarla la sera stessa, o gliela lasciamo a loro. Ovviamente ci siamo messi tutti a cucinare. Spettacolo. Ovviamente con la carne cucinata siamo passati tranquillamente.
Ongongo Waterfall la sorpresa..
La cosa più bella della Namibia è la Namibia. Percorrere le piste sterrate, attraversare paesaggi incredibili e tutto senza incontrare nessuno. Qualche baracca qua e la ma ci si può spostare per centinaia di chilometri e non incontrare nessuno.Osserviamo per bene tutti i colori e di tanto in tanto mi sporgo dal finestrino alla ricerca di qualche ripresa spettacolare e mi accorgo subito di quanta polvere stiamo alzando e con le temperature che superano i 40° C penso a quanto le gomme possano essere a rischio. Ma fin qui tutto bene. Ci troviamo in una distesa e all’apparenza sembra non ci sia nulla ma Gabriele esclama: “Bene ragazzi, siamo arrivati!!”. Stupiti ci guardiamo con aria perplessa, subito notiamo che la strada non è finita ma inizia la discesa. Davanti a noi un mini canyon creato da un piccolo fiume. Dal terreno roccioso secco passiamo al verde e bagnato. Dentro questo mini canyon si trovano le piazzole dove poter campeggiare e non abbiamo esitato ad andarci, già il posto era bellissimo così. Qui trascorreremo un paio di notti ma gabriele ci fa notare che non è finita qua. “Mettetevi il costume che facciamo il bagno” dice. Cosi dopo aver messo il costume andiamo 20 metri dietro il campeggio dove ad aspettarci è una cascatella nella roccia con una mini grotta e una piscina naturale ai suoi piedi. Un paradiso. Ci siamo tuffati tutti ed abbiamo notato che nella piscina ci sguazzano delle tartarughe! E sulla grotta ci sono appesi dei pipistrelli. Siamo in paradiso? L’acqua scorre e basta andare sotto la cascatella per sentire la sua forza sulle spalle. Woooooooow. Dopo quel bagnetto non ci resta che goderci la stellata con una via lattea che si vede ad occhio nudo. Le stelle in Namibia non scherzano per niente.
Pitture rupestri e alberi fossilizzati
Al mattino ci svegliamo e il programma della giornata è quello di arrivare a Twyfelfontein per ammirare e fotografare le pitture rupestri di 6000 anni fa disegnati da cacciatori che abitavano nella zona durante l’età della pietra. Il percorso e le temperature non ci aiutano e prima di arrivare a Twyfelfontein, buchiamo una gomma. Per fortuna nulla di grave ma vi assicuro che cambiare una ruota a 43 gradi sullo sterrato in mezzo al nulla non è proprio semplice ma Luca Sgarbossa da il meglio di se quando le cose si complicano e sostituiamo la ruota. Con la ruota sostituita arriviamo a destinazione. Le pitture rupestri sono visibilissime e molto belle anche se quel giorno faceva troppo caldo, quasi da non respirare. Finita la visita riprendiamo il percorso verso gli alberi fossilizzati. Quella che mi sembrava una tappa assurda, si è rivelata una delle più belle. È davvero strano trovarsi davanti degli alberi che hanno mantenuto la loro forma in una maniera impeccabile e pensare che hanno 200 milioni di anni. 200 milioni di anni!!!!! Quegli alberi sono dell’epoca della Pangea! Possiamo toccarli e una guida ci fa una dimostrazione prendendo un pezzo di albero, lo solleva e lo lascia cadere, il rumore che fa è simile a quello di un tubo di alluminio quando cade. Un Tin tin acuto. Molto interessante. Non ci resta che tornare nel nostro stupendo camping ma accade un altro imprevisto.
L’imprevisto
All’improvviso dopo un dosso, scoppia un’altra gomma, il nostro Toyota Hilux si imbarca e il driver Massimo Squire perde il controllo. Momento di panico, ci stiamo ribaltando, boom. Non ci siamo ribaltati solo perché quel boom era un dosso e si è messo in mezzo. Stiamo tutti bene. Scendiamo dal mezzo per vedere i danni e come ci aspettavamo, abbiamo rotto parecchie cose. L’albero di trasmissione, le sospensioni, carrozzeria. Inutile dire che dovevamo lasciare li il nostro Hilux nel bel mezzo della savana. Pieni di adrenalina abbiamo risolto il problema dividendoci negli altri veicoli e chiamando i soccorsi che da li a 7-8 ore sarebbero arrivati a recuperare il veicolo( nel bel mezzo della notte). Così ci dirigiamo verso il nostro paradisiaco campeggio dove mi sono gustato, nella piscina naturale, la birra più buona (non perché era buona la birra) che abbia mai bevuto ripensando a quanto nella sfortuna ci sia andata ancora dritta a tutti.
Cape cross
Dopo un bel risveglio e una colazione con caffè del mitico trentino Andrea, smontiamo le tende e ci dirigiamo verso cape cross, una delle parti più ad ovest della Namibia. Passiamo per la quarta volta a Palmwag dove ormai la gente locale ci riconosce per i nostri mezzi e svoltiamo in direzione dell’oceano. Man mano che scendiamo una discesa ci rendiamo conto di quanto stia cambiando il paesaggio. Da un terreno roccioso con un minimo di vegetazione, alla sabbia. Sembra non finire più questa distesa di sabbia ma scrutiamo all’orizzonte una linea più scura e ci sembra l’oceano. Esultiamo per aver visto l’oceano ma era un effetto ottico. Solo un po di minuti più tardi facciamo un’altra discesa e quello che ci sembrava l’oceano, erano nuvole di foschia che si formano ogni giorno a ridosso della costa. Ed ecco l’oceano!! Appena sotto la linea delle nuvole, non ci sembra vero. Arrivati sulla spiaggia, non possiamo che esultare facendo qualche coreografia con i nostri veicoli. Quanto ci siamo divertiti!! Ma dobbiamo proseguire perché dobbiamo vedere una colonia di otarie (foche) che si è stanziata poco più avanti. Arriviamo a Cape Cross e appena scendiamo dai veicoli, ci travolge una puzza incredibile, non ho mai sentito una puzza del genere prima d’ora. Una puzza infestante che fai fatica ad abituarti ma pieni di coraggio ci incamminiamo per vedere queste otarie. Arrivati sulla passerella notiamo una chiazza nera che si sparge per tutta la spiaggia, sono loro e sono tantissime!! Puzzeranno tanto ma è divertente prenderle un po in giro, sono buffe. Io come gesto di amicizia gli ho dato il cinque (gli ho dato una pinna...Tutti belli puzzolenti, torniamo ad accamparci in un campeggio a Cape Cross ma ce una novità!! Il campeggio ha il ristorante!!! Dopo diversi giorni di campeggio nel bel mezzo della savana ci sediamo nei divani, davanti ad un caminetto, in attesa della nostra cena. Sembrava come non ci fossimo mai seduti su un divano, ammetto che qualcuno rischiava di addormentarsi. Ci siamo seduti a tavola e dopo dei piatti con il pescato del giorno e qualche brindisi, crolliamo in tenda. La prossima meta è Swakopmund!!
Swakopmund il paese dei balocchi
Ci svegliamo e aprendo la tenda ci schiaffeggia un bel vento, salmastro. La strada è lunga e partiamo. Guidiamo sulla costa e iniziamo ad incontrare le prime persone e le strade asfaltate, stiamo tornando alla civiltà. Pescatori che pescano dalla spiaggia, gente che si muove. Dopo diversi giorni di natura incontaminata non ci siamo resi conto di quanto stavamo bene immersi nel nulla, ma un po di svago a questo punto del viaggio devo dire che ci sta. Arrivati a Swakopmund ci rendiamo conto che quella città non è antica ma molto moderna, si vede che il turismo si concentra qui e capiamo il perché. Poco dopo vediamo in lontananza il deserto del Namib con le sue dune rosse. Wooow. “Siamo arrivati!!” Dice Gabriele. Ci intrufoliamo dentro una porta scorrevole ed eccoci! Dopo diverse nottate in tenda avevamo degli appartamenti tutti per noi e ci avremmo dormito per 2 notti. Contentissimi ci facciamo una bella doccia e facciamo il programma dei giorni successivi. Arriva il momento di una cena in un ristorante dove ho mangiato il pesce più buono della mia vita e poco dopo ci addormentiamo nei nostri alloggi. Il giorno seguente ci svegliamo con una bella sorpresa, una ruota bucata. In fretta e furia la cambiamo. Nessun problema, si riparte. Ci siamo addentrati nel bel mezzo del deserto del Namib ma lo abbiamo fatto a modo nostro, con i quad. Un esperienza davvero bella dove siamo riusciti a fare anche sandboard prima che mi ritirassero il quad perché facevo acrobazie e mi lasciassero in mezzo al deserto (ma questa è un’altra storia). Finita quell’esperienza ci dirigiamo con una guida tra le dune per scoprire come si muovono gli animali del deserto e farceli vedere. Abbiamo visto serpenti velenosi, un camaleonte carinissimo, degli uccelli addestrati, e un geco. Molto interessante ma state lontani dai serpenti, il morso ti uccide in 5 ore ed il primo ospedale si trova a 5 ore di distanza. Ancora esaltati andiamo a mangiare in un posto tipico dove abbiamo fatto un paio di brindisi in amicizia per poi rintanarci negli appartamenti per una birra tutti assieme. Il giorno seguente ci svegliamo e come se ormai fosse routine, troviamo un’altra gomma forata e ci mettiamo in fretta a sostituirla, questa volta con la coreografia e l’incitamento dei compagni. Così risolto il problema ci siamo addentrati nel deserto, con i veicoli delle guide, che ci hanno accompagnato su un percorso stupendo, esattamente dove passava Jeremy Clarkson con The Grand Tour. Ero senza parole, tra l’oceano e le dune. Un brivido continuo mi sale e non posso che appendermi dal finestrino. Dopo diversi rimproveri della guida me ne torno calmo sul mio sedile. Ci fermiamo tra due dune e facciamo uno spuntino. Non pensavo che il deserto potesse mettere tutta quella pace, non ero mai stato in un deserto e la sensazione è stata incredibile, non me la aspettavo. È ora di tornare a Swakopmund dove ci aspetta un volo con un Cessna. In poco siamo arrivati alla pista di atterraggio e abbiamo volato sopra il deserto del Namib vedendo relitti di navi spiaggiate e le saline rosse che si trovano a Swakopmund. Un esperienza indimenticabile ma in poco il volo finisce. Ora prendiamo i nostri veicoli e ci dirigiamo dall’altra parte del deserto del Namib, quella più antica per ammirare gli alberi di Deadvlei. Ci fermiamo per una tappa alla duna 45, una duna da salire a piedi e una volta in cima vedi un paesaggio incredibile. Tolta la sabbia dalle scarpe ci rimettiamo in marcia e arriviamo in un posto dove la sabbia è talmente fina che sembra polvere, neanche finito di dirlo che un nostro veicolo si ferma e non riesce più ad andare avanti. Chi potrà mai essere se non Luca! Una volta estratto il mezzo dalle “sabbie mobili” ci incamminiamo e dopo 10 minuti vediamo uno spettacolo incredibile con dei contrasti stupendi. È un letto di un fiume prosciugato perché le dune hanno sbarrato il corso dell’acqua e in mezzo ci sono gli alberi ancora interi ma secchi. Uno spettacolo da brividi con il blu del cielo, l’arancio delle dune, il bianco del letto del fiume… A chiunque piaccia la fotografia, morirebbe qua dentro.
La stellata più bella del mondo.
Finita la visita a Deadvlei, spingiamo sull’acceleratore perché siamo in ritardo sulla tabella di marcia e guidiamo verso Solitaire dove ci siamo fermati per uno Strudel. Si è proprio così, uno strudel!! Questo “paese” è composto da due case, di cui una è il ristorante, e un distributore. Cosa ti aspettavi dal nome solitarie?! Resta di fatto che non immaginavo di mangiare un dolce che è tipico delle mie parti e decretare che è pure molto buono!! Spacca di brutto. D’altronde i gestori sono tedeschi, me lo potevo aspettare. Riprendiamo il viaggio e veniamo catturati dal tramonto più bello mai visto. Pieni di gioia continuiamo a guidare verso il nostro campeggio, nel mentre si fa buio. Dovremmo accamparci senza le luci del sole. Arriviamo al campeggio di Sossusvlei e una volta accampati ci cuciniamo la cosa che più attendevo da tutto il viaggio, la polentaaaaaa!!! Ebbene si mi sono portato la polenta dal trentino e la mangeremo sotto le stelle. Finita la cena con la polenta e fagioli (apprezzata da tutti) ci mettiamo seduti tutti assieme ad ammirare la stellata, beh che dire, vivo in un posto dove le stelle si vedono già molto bene ma vederle così davvero non le avevo mai viste. Sembra davvero di toccarle. Abbiamo visto anche una stella cadente (bolide) che ci ha sorpresi, non potevamo volere di meglio. Tante volte cerchiamo le migliori comodità (hotel 5 stelle ecc.) per goderci al meglio una vacanza ma non ci rendiamo conto che ti basta una sedia per poter avere milioni di stelle a tua disposizione. Non ho parole per descrivere tutto questo. Anche se starei a guardare le stelle per tutta la notte, è ora di dormire, l’indomani torneremo verso la capitale.
Il ritorno a Windhoek
Ci svegliamo come al solito alle prime luci dell’alba e finalmente osserviamo quel posto con le luci del giorno. Siamo nel nulla più totale e intorno a noi solo bufali e qualche volpe del deserto. Dopo una bella colazione stiamo per ripartire ma come da routine non poteva mancare una cosa! La ruota bucata! Sostituiamo la ruota e ci rendiamo conto di aver finito le ruote di scorta. Si parte e l’unica cosa che mi tocca è il pensiero di una stellata che non dimenticherò mai e che quella appena passata è stata la nostra ultima notte nella natura sconfinata. Non sono pronto a tornare nella “civiltà”. Un po tristi ci dirigiamo a Windhoek nel campeggio dove abbiamo trascorso la prima sera. In questo viaggio di ritorno abbiamo notato una cosa. Abbiamo ancora parecchia spesa nei frighi quindi al primo segno di civiltà ci siamo fermati a regalare il nostro cibo a chi ne aveva più bisogno, famiglie e uomini incontrati lungo la strada e dopo degli sguardi intensi e dopo attente riflessioni, iniziamo a percorrere le prime strade asfaltate. Poco dopo incontriamo le prime macchine e poi il traffico. Come un pugno allo stomaco. Consapevoli del nostro ritorno, ci accampiamo nel campeggio e dopo una doccia andiamo a mangiare nel ristorante tipico dove abbiamo mangiato la prima sera. È arrivato il momento delle conclusioni e del ritorno a casa.
Conclusioni
Abbiamo:
- percorso 3300 chilometri in 10 giorni
- cambiato 6 gomme
- lasciato un toyota Hilux semi distrutto nella savana
- visto/fotografato/ripreso gli animali più belli della savana (leoni, elefante, rinoceronti)
- visto due giraffe scopare
- Passato il tropico del capricorno
- Guidato nel deserto
- Visto le stelle più belle delle nostre vite
- Campeggiato, cucinato e dormito in tenda per una settimana
- Visto una colonia di migliaia di otarie
- Surfato sulle dune del deserto
- Mangiato la polenta nel deserto
Ma la cosa più importante è stata quella di conoscere un gruppo di persone da tutta Italia che con la loro pazzia e simpatia hanno fatto si che quella avventura, anche se piena di insidie, sia andata per il meglio. È stata un esperienza indimenticabile e che di sicuro mi ha cambiato la vita. Voglio ringraziare sinceramente ogni membro del gruppo. A partire dal nostro condottiero Gabriele Saluci per aver risolto ogni problema a tempo di record tenendo sempre un umore generale molto alto e per averci condotto all’interno della stupenda Namibia con una naturalezza impressionante. Sei un grande! Non posso non parlare anche di Luca Sgarbossa, socio di Gabriele e sssimpaticone, se c’era da fare qualcosa lui era sempre in prima linea. Dalle gomme alla gestione del viaggio fino a fare il driver. Se mi sono sporto dal finestrino per le migliori riprese un motivo ce! Ed è grazie a Marta Lombardelli che lo ho fatto. Lei è riconosciuta come videomaker d’assalto e perché non prendere spunto dai migliori! Sempre con le sue videocamere in mano e al collo, sempre pronta alla ripresa migliore. Quando noi tutti andavamo a dormire distrutti, lei era al computer a fare i suoi backup e quando ci svegliavamo alla mattina, lei era già sveglia con la telecamera in mano. La numero uno in assoluto! La lista continuerebbe a lungo ma voglio soffermarmi su una persona che non pensavo mi svoltasse il viaggio cosi tanto ed è il trentino Andrea Bonfante, senza i suoi caffè e la sua prontezza nel guidare tutti i giorni in un auto piena di donne, non sarebbe stato lo stesso. Grazie a Livio Toffoletto che ha condiviso con me la tenda fino alla dipartita del nostro veicolo e a tutto il gruppo perché ogni singolo, ha fatto si che questa impresa sia andata al meglio. Ma la cosa che più mi mancherà è aprire la tenda e sentire uno STRAMBO che dice:
“BUONGIORNO MERDONI! TRA 2 MINUTI SI PARTE!!”
Sto Gran Tour…